I colori nella moda

Chi li inventa, chi li pensa, chi li introduce?

Fin dall’antichità l’uomo ha studiato le sfumature della natura che lo circondava e ha ricavato i colori da piante, foglie, frutti e cortecce, molluschi, insetti e minerali per tingere i propri indumenti e gli oggetti di uso comune. È così che nei secoli ha sviluppato, alimentato e personalizzato il proprio “gusto del colore”.

Il colore è, ancora oggi, una delle componenti che di più attiva nell’acquirente la “necessità” di acquisire un bene. Nel mondo della moda, dunque, individuare i colori giusti o i colori dominanti di ogni stagione e saperli utilizzare si rivela strategico.

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Il marketing del colore per l’abbigliamento (e trasversalmente le altre categorie) si concretizza nei trends forum delle numerose fiere / eventi tessili che anticipano il consumo di ogni anno. 

Fiere di filati, tessuti e capi confezionati enfatizzano l’area colore dando indicazioni dettagliate sugli usi in funzione delle varie categorie merceologiche. 

Tuttavia, anche se non lo dichiarano, molti brand utilizzano una strategia del colore che impedisce la massificazione del loro prodotto: qualche volta si agganciano ai trends esistenti, qualche volta spingono la ricerca su valori più sofisticati ma, in ogni caso, si sforzano di apparire sempre “diversi” e “originali”.

Alcuni brand, inoltre, si rifugiano in colori che pre-esistono nella memoria, persi nel tempo, assimilati a scenari consolidati, ecco quindi il nero di Chanel e di Gucci, il rosso di Valentino, la sequenza dei beige e blu di Armani, il bianco di Ferre’.

Altri invece fanno un uso del colore più spregiudicato: Versace, Kenzo, Etro; altri ancora come i Missoni, amatissimi dai pittori di mestiere, stemperano i colori nelle texture della maglia.

Concept by TTF Team

Ph by Elisabetta Scarpini

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